La Ebe di Canova risorge dalle ceneri ed è in mostra a Bassano
Posso solo immaginare la faccia che farebbero gli uomini intervenuti dopo il bombardamento alleato di Bassano del Grappa se domani potessero varcare la soglia del museo cittadino. Loro quei pezzettini di gesso custoditi per decenni in una cassa di legno li hanno raccolti tra le macerie dell’ultima guerra con le loro mani. Raccolti, puliti, catalogati e imballati. Incapaci, sicuramente, di immaginare che a soli settant’anni di distanza lo sviluppo tecnologico, di cui erano appena stati vittime, sarebbe riuscito a trovare il modo di ricomporre un capolavoro che in quel tragico momento sembrava perduto per sempre. L’operazione ha del miracoloso anche oggi ed è giusto che la città di Bassano del Grappa celebri con orgoglio la rinascita della Ebe canoviana dalle ceneri di una guerra ancora viva nei ricordi di molti.
Ho avuto il piacere di visitare la mostra in anteprima questa mattina e sono qui a suggerirti di visitarla per almeno cinque motivi:
1. E’ il primo vis à vis tra le due Ebi di Antonio Canova
Forse ti sarà già capitato di vedere dal vivo una Ebe di Antonio Canova visto che lo scultore realizzò ben quattro statue di questa fanciulla della mitologia greca, ora custodite in musei di fama internazionale (Ermitage di San Pietroburgo, Alte Nationalgalerie di Berlino, Collezione Devonshire di Chatsworth e Museo San Domenico di Forlì). Ciò a cui forse non avrai mai prestato attenzione è il fatto che i quattro marmi non sono identici: due derivano dal gesso della collezione Papafava di Padova e due da quello che fino al 24 aprile 1945 era esposto nel museo di Bassano del Grappa. Canova li realizzò in un arco temporale che va dal 1795 al 1817. Praticamente Ebe è un filo rosso che attraversa la copiosa produzione dello scultore neoclassico senza mai perdere una briciola del suo fascino. A prima vista la differenza sta solo nella base d’appoggio (una morbida nuvola nel primo modello, un tronco d’albero nella versione bassanese), eppure a ben guardare non è proprio così. E la mostra di Bassano offre per la prima volta l’occasione per un confronto puntuale, un vero vis à vis tra i due capolavori.
2. Ebe, chi era costei?
Su, ammettilo: se ti dico Afrodite, Artemide, Psiche, sai subito di chi sto parlando. E invece quest’Ebe chi è esattamente? Sì, certo, è la coppiera degli dei, colei che mesceva nettare e ambrosia durante i banchetti nell’Olimpo. Ma poi? Effettivamente di lei si sa ben poco, se non che era figlia di Zeus ed Era e che venne data in sposa ad Eracle. Non solo non ci è pervenuto alcun mito sul suo conto, ma anche l’iconografia legata al suo nome non è così ricca come per altri protagonisti della mitologia greca. Eppure i curatori della mostra di Bassano sono riusciti a raccogliere una serie di opere che ne ricostruiscono la fortuna dai tempi della Magna Grecia agli scavi archeologici settecenteschi, passando per le interpretazioni rinascimentali di Parmigianino e Rosso Fiorentino.
3. Una sola opera, ma quanti rimandi…
Se ti stai chiedendo che senso ha visitare una mostra dedicata ad una sola statua, la risposta è presto data: Ebe è un distillato delle tematiche più care allo scultore di Possagno. Lo capirai lasciandoti alle spalle la sezione introduttiva, dedicata allo sviluppo del tema iconografico, e girovagando tra le opere che fanno da cornice al primo vis à vis tra i due gessi di cui ho appena parlato. Ebe è l’emblema della gioventù colta all’apice della sua fiorente bellezza, è una presenza ricorrente nei volumi illustrati della biblioteca canoviana, trova eco nelle figure danzanti dei monocromi bassanesi e dialoga con i ritratti di famose dame settecentesche oltre che con alcune teste ideali della collezione bassanese.
4. La storia è tutta in un video
Quello che mi sento assolutamente di suggerirti è di dedicare qualche minuto alla visione del video che trovi nella sezione principale. Vedrai dov’era posizionata Ebe all’interno del museo prima di essere ridotta in frantumi, i danni causati dal bombardamento – impressionanti! -, l’apertura delle scatole contenenti i frammenti, le delicate operazioni che hanno permesso la ricostruzione dei pezzi mancanti con la stampa in 3D fino al montaggio finale dei vari pezzi.
5. Una mostra “fatta in casa”
Quello che mi è piaciuto moltissimo di questa piccola esposizione è la quasi totale assenza di prestiti nazionali e internazionali. So bene che le mostre sono occasioni preziose per ammirare a quattro passi da casa opere solitamente esposte oltreoceano e in collezioni private inaccessibili ai più, ma ti assicuro che anche in assenza di collaborazioni con istituzioni di fama internazionale l’esposizione bassanese ti stupirà. Alcune opere già abitualmente esposte nell’Ala Canoviana del Museo assumono nel contesto della mostra odierna un significato diverso – penso ai monocromi e ai busti femminili, per esempio. Altre, come il cratere apulo del fondo Chini e le stampe del lascito Remondini, ci ricordano la ricchezza e la complessità delle raccolte bassanesi. Altre ancora provengono dall’archivio museale per rammentarci l’importanza di questa illustre istituzione culturale nel campo degli studi canoviani. Mi riferisco ai disegni e ai libri appartenuti allo scultore, che in pochi passi permettono al visitatore di immergersi nelle fonti visive che ispirarono il suo operare e nel processo creativo che lo portò all’ideazione di questa leggiadra fanciulla dispensatrice di eterna giovinezza.
INFO PRATICHE
- Museo Civico, Piazza Garibaldi 34, Bassano del Grappa
- dal 4 dicembre 2021 al 30 maggio 2022
- tutti i giorni dalle 10 alle 19 (chiuso martedì)
- biglietto intero € 7, ridotto € 5
- Park Le Piazze (a pagamento) o Prato Santa Caterina (gratuito)
- www.museibassano.it
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