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Alessandro Vittoria e Jacopo Bassano

“La Fabbrica del Rinascimento” è in scena a Vicenza

in Architettura, Arte, Mostre & Eventi

“Chi, dove, come e… quanto!”. Avrebbero potuto sottotitolarla semplicemente così la bella mostra sul Rinascimento allestita nella Basilica Palladiana di Vicenza, ma forse questo giochetto di parole non sarebbe stato all’altezza degli anni di ricerche che si celano dietro al più altisonante “processi creativi, mercato e produzione a Vicenza”. Ti assicuro comunque che il percorso espositivo è molto più “ludico” e divulgativo di quel che può sembrare a prima vista, a cominciare dai porcellini scelti come “moneta di scambio” per opere provenienti da musei di fama internazionale (se arrivi in fondo al post, capirai di cosa sto parlando) fino alle didascalie che accompagnano il visitatore tra gli intrecci di una trama narrativa davvero ben orchestrata.

Ammetto che inizialmente avevo pensato di non inserirla nella mia programmazione invernale (se mi segui sui social sai bene che la mia testa in questo momento ha bisogno di contemporaneo), ma dopo averla visitata in anteprima in compagnia dei curatori ho iniziato a ricredermi perchè è una mostra che si presta a diversi livelli di lettura. Pensa che girovagando con gli occhi a cuore tra le sezioni sapientemente allestite sotto l’enorme soffitto della Basilica Palladiana mi sono ritrovata a pensare: “Uhhhh… questo potrebbe piacere tantissimo ai bambini!”. Insomma, già prima di rimettere piede in Piazza dei Signori, ho iniziato a dire a me stessa che ai vicentini potrei presentarla così e ai turisti raccontarla colà.

La Fabbrica del Rinascimento

Chi? – quattro attori in scena

Prova ad immaginarti la scena. Arrivi con il fiatone al primo piano di un edificio considerato l’emblema del Rinascimento italiano. Percorri un breve, moderno, corridoio nero. Giri l’angolo, varchi la porta e di colpo ti ritrovi lì. Lì, sotto all’immenso soffitto a carena di nave rovesciata che da secoli disegna lo skyline del capoluogo berico. Davanti a due coppie di coniugi in pompa magna che ti osservano stringendo a sé i propri pargoli. Sembra quasi che ti stiano invitando ad entrare, a sbirciare tra le sale delle ville e dei palazzi che si frappongono tra te e loro. Sono le loro ville, i loro palazzi: in mostra puoi ammirarne i modellini lignei, in città e negli immediati dintorni gli originali. Li ha progettati l’architetto Andrea di Pietro della Gondola, in arte Palladio. E’ uno dei quattro attori dell’esposizione vicentina e ti sta osservando insieme a Paolo Veronese, Jacopo Bassano e Alessandro Vittoria. Lo fa in sordina, però. Come i suoi compagni d’avventura. Lui nascosto dietro le colonne di Palazzo Chiericati, gli altri tra le pieghe delle vesti di un busto marmoreo e di due scene sacre divinamente dipinte. Se ti giri li trovi proprio lì, allineati alla tua destra. I primi due protagonisti non hanno bisogno di presentazioni. Bassano e Vittoria forse non ti dicono un gran che, ma credimi che ai loro tempi non erano delle semplici comparse. E comunque ad una mostra si va anche per imparare qualcosa di nuovo, non credi?

Dove? – a Vicenza, naturalmente!

La scena è ambientata a Vicenza. Allestita all’interno del monumento simbolo della città, la mostra ci racconta quel Rinascimento che campeggia nel titolo dell’esposizione. L’epoca d’oro di una cittadina, ricca e intellettualmente vivace, che nel giro di un paio di decenni diviene il laboratorio d’architettura più all’avanguardia del pianeta. Grazie alla Pianta Angelica Vicenza si presenta a noi come l’aveva salutata Andrea Palladio, per l’ultima volta, nel 1580. Con due fiumi solcati da barche e punteggiati di mulini. E una marea di edifici in costruzione. Un vero cantiere a cielo aperto, insomma. La fabbrica del Rinascimento, per l’appunto.

Vicenza _ la Pianta Angelica

Come? – quasi da copione

Ammirando un’opera d’arte, sia essa una scultura, un quadro o un edificio, ti sei mai chiesto: “Chissà come facevano?”. Come facevano gli artisti a farsi venire certe idee? Era tutta farina del loro sacco o c’era anche lo zampino del committente? Bene, voglio confidarti un segreto: a noi guide queste domande le fanno spessissimo. E noi rispondiamo come meglio possiamo, rievocando i nostri studi in materia, attingendo ad esperienze che spesso sconfinano oltre i confini geografici del nostro operare quotidiano e calandoci nella specificità del luogo in cui la domanda ci viene posta. Inutile dirti che la risposta il più delle volte si concretizza in un sacco di belle parole, ma poi tocca al visitatore, alla sua immaginazione, cercare di ricostruire la possibile scena dell’atto creativo.
A Vicenza, invece, potrai seguire il work in progress. Passo a passo e con documenti alla mano, te lo giuro! Schizzi, disegni, bozzetti, modelletti, stampe, libri dei conti: tutto ciò che manda in visibilio noi storici dell’arte è esposto lì, in bella mostra. Ed è questo inestimabile tesoro “del fare”, custodito all’interno di piccole teche o appeso alle pareti, che mi ha spinto ad inserire la mostra nei miei programmi invernali. Perchè se è vero che questi oggetti per alcuni mesi saranno sotto il naso di tutti, è altrettanto vero che serve la giusta lente per poterli decifrare.

Valerio Belli

Quanto? – come per i tre porcellini…

L’altra domanda che mi viene fatta regolarmente è: “Quanto vale quest’opera d’arte?”. Ogni tanto sarei tentata di correggere il mio interlocutore sostituendo al tempo presente l’imperfetto, ma non lo faccio quasi mai perchè poi non saprei dare risposta. Il vero problema, infatti, non è quanto vale un’opera d’arte oggi (vale quanto il suo prossimo acquirente sarà disposto a pagarla), ma quanto valeva – ecco l’imperfetto – quando è stata creata. Un’informazione che a volte è possibile reperire nei documenti d’archivio, capiamoci bene. Ma se ti dico 3 ducati o 20 zecchini, tu ci capisci qualcosa? Intendo dire: sai cos’altro si sarebbe potuto acquistare all’epoca con 3 ducati e con 20 zecchini? Un pezzo di pane, una veste, una casa?
Bene, per risolvere il problema, i curatori della mostra hanno scelto di rapportare i valori di vendita trovati nei documenti con il denaro necessario ad acquistare un maiale a metà Cinquecento. Ne è uscita una sezione divertente, pur senza perdere di scientificità, e ricca di sorprese.

Sorprese che ovviamente non voglio anticiparti per non toglierti il piacere di provare meraviglia. Un’esperienza sempre più rara ai nostri giorni, che tuttavia questa esposizione dispensa a piene mani.

Se vuoi visitare “La Fabbrica del Rinascimento” insieme a me, qui trovi le date delle prossime visite guidate. Per essere informato su quelle dei mesi futuri, ti suggerisco di iscriverti alla Newsletter mensile.

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