Tre belle sfide!
Devo ammettere che questa “seconda ondata” mi ha trovata psicologicamente un po’ impreparata. Fin dalle prime avvisaglie di un possibile secondo lockdown mi è stata chiara una cosa: non è e non sarà come il primo. Non parlo della malattia in sè, ma degli effetti “secondari” che avrà su molti di noi, soprattutto su chi vive di nuovo in Zona Rossa e su chi, come la sottoscritta, si è ritrovato di nuovo dalla sera alla mattina senza lavoro. Noia, solitudine, impotenza, apatia sono in agguato dietro all’angolo e dobbiamo assolutamente impedir loro di varcare la porta di casa. Dopo alcuni giorni di profondo scoramento, mi sono imposta di lasciare pigrizia e tristezza sul divano di casa e sono uscita a fare una bella passeggiata in uno dei boschi dell’Altopiano d’Asaigo. E lì, davanti a un “soffione” alto cinque metri – un’installazione artistica, ovviamente! – mi sono chiesta: “Cosa puoi fare tu, Monica, nel tuo piccolo, per spargere “vita” intorno a te dopo che uno tsunami ha spazzato via ogni certezza?”. La risposta è arrivata di lì a qualche giorno, durante una notte trascorsa più o meno insonne. L’ho intitolata:
STORIA DELL’ARTE IN PILLOLE
“No, non è una cosa che fa assolutamente per me, io ho bisogno del contatto fisico con le persone per poter dare il meglio di me. E’ questo l’aspetto che mi piace di più del mio lavoro e a cui non posso proprio rinunciare”: queste le parole con cui ho accolto il suggerimento di Laura di trasferire online quelle visite guidate che il Covid la stava costringendo a cancellare. Poi sono arrivate le prime Regioni Rosse, il messaggio di un’amica che da febbraio è in cassa integrazione, la consapevolezza che altri saranno rinchiusi per settimane da soli, completamente soli, in un appartamento di pochi metri quadri e da lì è nata l’idea di seminare un po’ di bellezza lontano da me. Proprio come il soffione, che mentre “muore” regala magia e sparge semi di spensieratezza intorno a sè.
Mi ci è voluta una notte insonne per mettere a punto ciò che mi era balenato nella mente al mattino: l’idea di creare delle “lezioni” online di storia dell’arte. Una notte insonne per decidere di affrontare la sfida che la vita mi stava lanciando e aggiungerne altre tre:
SUPERARE LO SCOGLIO DELLA TECNOLOGIA
L’idea di tenere una riunione su Zoom, con la possibilità che non ci sia linea sufficiente, che si impalli qualcosa o che più semplicemente non si carichino le immagini da mostrare mentre tutti gli occhi sono puntati su di me che annaspo tra mouse e tastirea a dir poco… mi terrorizza! Non è che sia proprio “imbranata del tutto” (come amorevolmente dice mio figlio), ma di certo non sono nemmeno una smanettona. Comunque questa sfida, che nelle ore precedenti il primo incontro mi darà sicuramente un’incredibile ansia da prestazione, non è di certo la più terrificante. Vediamo quindi le altre…
AVVICINARE LE PERSONE ALL’ARTE CONTEMPORANEA
Come se non bastasse lo scoglio tecnologico, in quella notte insonne ho aggiunto sfida a sfida. Ovvero parlare di arte contemporanea a chi è convinto di disprezzarla. L’impresa è già ardua in sè e per sè, ovvero bisogna trovare qualcuno disposto ad iscriversi ad un “Corso di Storia dell’Arte Contemporanea“. Per non farmi mancare proprio nulla, a quest’impresa ho sommato un’ulteriore difficoltà: 3 ore di tempo, suddivise in 6 incontri da 30 minuti ciascuno, per introdurre le persone ai misteri dell’arte del Novecento. Ce la farò?
Per superare il primo scoglio ho deciso di giocare d’astuzia. Ovvero ho fatto sparire la parola “contemporanea” dal titolo dell’iniziativa e l’ho trasformata in una più amichevole “Storia dell’Arte in Pillole”. Che si sa, con un poco di zucchero la pillola va giù e io confido nella divina bellezza delle opere di Canova per addolcire il tutto. Il sottotitolo del “corso” sarà quindi DA CANOVA A ANDY WARHOL. Chissà se sortirà l’effetto voluto o se mi ritroverò sola davanti allo schermo del pc…
SFONDARE L’ANONIMATO DELLO SCHERMO
E questa è in assoluto la sfida più difficile da superare, quella su cui mi dovrò più arrovellare. Perchè, come dicevo all’inizio, per me è fondamentale il CONTATTO con chi partecipa alle mie iniziative, lo scambio di opinioni, il sorgere di domande a cui spesso non so rispondere (e non puoi immaginare che stimolo grandissimo sono per me!), quel tono tra il serio e il faceto e quello scivolare lentamente su un piano più personale che alla fine fa nascere belle amicizie e riempie il cuore di gioia.
Ecco… è proprio questo punto che mi ha tolto il sonno quella notte e che al risveglio mi ha fatto esclamare: “Sfida accettata!”. Se sono stata in grado di rotolarmi a terra davanti a una villa di Palladio senza far perdere credibilità agli studi coltivati per anni, sicuramente ce la farò a trovare un modo per far nascere una chiacchera, una battuta, un sorriso anche agli “illustri sconosciuti” che si incontreranno per la prima volta lunedì 16 novembre davanti allo schermo di un pc.
CHISSA’ COME ANDRA’ A FINIRE…
Non so davvero cosa aspettarmi da questa iniziativa che alla fine ho deciso di mantenere gratuita per dare a tutti la possibilità di partecipare. So solo come imposterò la prima “Lezione”, che lezione non sarà assolutamente. Tutto il resto si svilupperà in base al grado di interazione dei partecipanti e porterà a risultati che per ora mi è impossibile immaginare.
So poi che il primo ciclo di incontri, volutamente riservato a soli “10 collegamenti Zoom”, è andato bruciato in un paio di giorni e mi ha costretto a prevederne un secondo, esaurito in poche ore. Grazie Canova! A quanto pare la bellezza della tua arte ha funzionato.
So inoltre che tra gli iscritti ci sono persone provenienti un po’ da tutta Italia: alcune le conosco perchè hanno già partecipato ai miei viaggi in Veneto, altre al momento sono delle illustri sconosciute. Chissà se arriveremo ad organizzare anche un aperitivo virtuale?
E infine so che da qualche giorno sono di nuovo all’opera. Progetto, studio, prendo appunti, preparo slide, rispondo ad email e a tanti, tanti messaggi. Noia, solitudine e apatia al momento hanno cambiato strada e quindi, per quanto mi riguarda, il primo obiettivo è stato raggiunto ancor prima di avviare Zoom.
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[…] ho dato al primo appuntamento, quello introduttivo. Quello più difficile da affrontare, con quelle tre belle sfide che pendono sopra la mia testa come una spada di Damocle. Il primo vero, grande obiettivo di questo […]
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