Cara Venezia, fatti coraggio!
Cara Venezia, ti sto pensando molto in queste settimane. Allo scoppio dell’emergenza sanitaria le tue calli vuote, i musei chiusi e gli albergatori disperati sono state le notizie di apertura dei telegiornali di tutto il mondo. Ora, invece, sembri sparita nel nulla. Puff! Come se tutto fosse risolto, o come se il problema non fosse mai esistito. E’ successo lo stesso anche qualche mese fa, quando l’acqua alta ha smesso di flagellarti e le telecamere se ne sono andate in silenzio da una Piazza San Marco a dir poco surreale.
Eppure io continuo a pensarti, cara Venezia, oggi forse più che mai. Perchè vedi, come non è tutto oro ciò che luccica, così non tutto il male viene per nuocere. E tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro considerate le situazioni catastrofiche da cui ti sei rialzata nel corso della tua storia millenaria. A volte più bella e affascinante che mai. Solo che questa volta per uscire dalla terribile crisi innescata dal covid-19, per risorgere dalla cenere come la fenice che dà il nome al tuo teatro più famoso, devi farti un bel esame di coscienza. Uno di quegli esami di coscienza spietati, in cui non ti nascondi dietro ad alcun filo d’erba per mascherare le tue colpe, per imputare ad altri problemi che ti sei creata da sola per correre dietro ai schei.
Su, guardati per un attimo allo specchio, Venezia mia. Lo vedi come ti sei ridotta? Sembri una vecchia bagascia che dopo essersi venduta per pochi spiccioli al miglior offerente ora, abbandonata da tutti, versa lacrime amare per chi veramente l’amava. Parlo dei tuoi abitanti, Venezia. Quelli che a malincuore sono dovuti andare a vivere in Terraferma perchè non ne potevano più delle orde di turisti sotto casa, dei campielli trasformati in bivacchi, dei vaporetti presi d’assalto, delle navi da crociera gremite di selfisti anonimi, degli affitti saliti alle stelle perchè rende molto di più AirBnB.
Non sono qui per tirarti le orecchie, tranquilla. Anzi ti scrivo proprio per infonderti un po’ di coraggio, di positività. Per indicarti una via tosta, forse la più difficile da imboccare, ma l’unica che ti può salvare. E non parlo della crisi economica post coronavirus, ma della sopravvivenza della tua stessa identità.
Da anni vengo a trovarti solo fuori stagione, tra le nebbie novembrine che ti rendono magica e i primi tiepidi raggi di sole che preannunciano la primavera. Quest’anno però mi sono voluta fare un regalo e poco prima di Natale, quando ogni giorno venivi sommersa dall’acqua alta, mi sono fermata a dormire da te. Io! Io che abito ad un’ora di treno e che ti ho vista centinaia di volte, ho sentito impellente il bisogno di fermarmi una notte a farti compagnia per assaporare fino in fondo la magia che sprigioni quando sei sola. Ed è stato bellissimo!
A rendere uniche, indimenticabili, stratosferiche queste due giornate è stata la sensazione vivissima di averti tutta per me. Perfino sul Ponte di Rialto, perfino a San Marco. Niente code per entrare nei musei, calli percorribili senza essere spintonati a destra e a manca, il dialetto veneziano a far da sottofondo al mio peregrinare e i negozianti disponibili a far do’ ciacoe per ammazzare il tempo. Capisci che cosa straordinaria? E sai quanto sarei stata disposta a pagare tutto questo? Certo che non lo sai, visto che me lo hai servito in un piatto d’argento per soli 43 euro…
Ma ti rendi conto? Quarantatre euro per una camera matrimoniale in un affittacamere nuovo di zecca che cercava di emergere tra una concorrenza a dir poco spietata.
Non è questo che ti salverà, Venezia mia dolcissima. Non è abbassando i prezzi che risolverai la crisi del 2020. Tutti in queste settimane parlano di nuove tendenze in campo turistico, della fine – almeno momentanea – dell’overturism. Ecco, io semplicemente ti invito a dargli il colpo di grazia. A sfruttare questa occasione unica e irripetibile per eliminare tutto ciò che ti ha imbruttita a tal punto da portare molte persone a giurare mai più!
Mai più a Venezia, capisci? E non perchè tu non sia bella, ma perchè quando le cose diventano troppo alla portata di tutti perdono parte del loro valore. Se poi aggiungi che l’essere alla portata di tutti ti logora, ti consuma, ti fa sprofondare lentamente in una laguna trasformata in una sporca pozzanghera, capirai bene che il guaio rischia di essere irreparabile. Punta tutto sul tuo valore, cara Venezia. Su quei talenti che ti rendono unica e sempre appetibile. Su quel turismo di qualità che alla lunga ripaga. Che ripaga chi verrà a trovarti e chi deciderà di tornare a vivere tra le tue calli. Un turismo che premia, anche in termini economici, chi si ferma a dormire da te, chi mangia seduto al tavolo di un tuo ristorante, chi viene per conoscere la tua storia straordinaria, per ammirare i capolavori custoditi tra chiese, musei e palazzi. Insomma, chi per scoprirti è disposto a dedicarti tutto il tempo che meriti.
Coraggio Venezia, ti serve solo coraggio…
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