In memoria di Germano Celant
Ho appreso da un paio d’ore la notizia della morte di Germano Celant e non riesco a darmi pace. Tra decine di migliaia di over 70-80-90, questo maledetto covid-19 si sta portando via anche delle menti strepitose. Penso a Luis Sepulveda una quindicina di giorni fa e a Germano Celant nelle ultime ore. Menti fertili e attive, capaci di regalarci ancora emozioni forti.
La sua partenza la voglio ricordare così, con una foto scattata qualche mese fa visitando la splendida retrospettiva dedicata all’amico Jannis Kounellis presso la Fondazione Prada di Venezia.
Non so per quale ragione mi è venuta in mente questa foto appena ho saputo la notizia. Forse perchè è una foto che a suo modo parla di solitudine. E sappiamo bene quanto sia pesante in questi giorni, per chi resta a casa privato degli affetti più cari e per chi trascorre le sue ultime ore in ospedale, circondato da mascherine e occhi stanchi. O forse perchè allude ad arrivi, a partenze e, sotto sotto, al piacere di essere arrivati in un luogo accogliente, dove sentirsi finalmente a casa.
Celant e Kounellis alla Fondazione Prada di Venezia
Cercando la foto nel cellulare (eh, conservo sempre un paio di foto delle mostre che mi piacciono, anche a distanza di parecchi mesi!), ne ho trovate anche altre scattate qualche giorno prima della fine della retrospettiva veneziana, una delle ultime fatiche del critico d’arte ormai ottantenne. E così ho pensato di scegliere quelle con le installazioni che mi avevano colpito maggiormente e rendere il mio omaggio a Celant così. In modo “povero”, ma ricco di gratitudine per quanto ha fatto per l’arte contemporanea e il buon nome dell’Italia all’estero dagli anni ’60 a qualche settimana fa…
A proposito di Jannis Kounellis…
Visitando la mostra mi ero appuntata queste parole di Jannis Kounellis:
Negli anni ’60 mi hanno chiamato artista, perchè non sapevano come definire un mucchio di carbone. Ma io sono un pittore e rivendico la mia iniziazione nella pittura. Perchè la pittura è la costruzione di immagini, non indica una maniera e tanto meno una tecnica. Ogni pittore ha le sue visioni e i suoi mezzi di costruzione dell’immagine ed è ridicolo il luogo comune che associa la parola pittore all’arte tradizionale e la parola artista a un ruolo anarchico, modernista e sperimentale.
E’ passato più di mezzo secolo, eppure quanta fatica a far passare ancora certi concetti!
Tu ce l’hai messa tutta, caro Germano. Ora riposa in pace.
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