“Ritratto di Donna” e gli anni Venti
Ci vuole coraggio a fare certe mostre e Vicenza in questi mesi ha dimostrato di averne da vendere. Lo dico, con un pizzico d’orgoglio per la mia terra adottiva, dopo aver visitato la bella mostra “Ritratto di donna – il sogno degli anni Venti e lo sguardo di Ubaldo Oppi”. Una mostra dall’appeal non immediato, soprattutto se paragonata all’ultima esibizione temporanea, allestita nello stesso luogo, dedicata interamente a Vincent Van Gogh.
Due nomi, quelli di Oppi e Van Gogh, decisamente agli antipodi per forza attrattiva nei confronti del grande pubblico. Riflesso di due carriere artistiche, cronologicamente nemmeno troppo lontane tra loro, che hanno portato ad apprezzamenti di critica e di pubblico diametralmente opposti nel corso del tempo. Con Vincent incapace di vendere un quadro fino all’ultimo dei suoi giorni e Oppi osannato alle Biennali di Venezia e conteso dalla ricca borghesia italiana di inizio Novecento.
La grande mostra in Basilica Palladiana
La scelta di inaugurare il triennio di Grandi Mostre, organizzate dal Comune di Vicenza in collaborazione con il Centro Internazionale Studi di Architettura e il Teatro Comunale di Vicenza, non è certo casuale.
Da un lato la vicentinità di Oppi, i cui genitori avevano un elegante negozio di scarpe a pochi passi dalla sede espositiva, ben si sposa al progetto comunale di rilanciare l’attrattività turistica della città a partire dai suoi personaggi più illustri, di ieri e di oggi.
Dall’altro la “facilità” ad organizzare i prestiti delle opere d’arte nel breve lasso di tempo concesso alla curatrice per allestire il tutto. Con un risultato a dir poco strepitoso: aver fatto uscire per la prima volta da Ca’ Pesaro la famosa Giuditta II di Gustav Klimt, che oggi accoglie con tutta la sua conturbante bellezza i visitatori all’ingresso dell’esposizione vicentina. Ma non è certo questo l’unico merito di Stefania Portinari…
Le donne degli Anni Venti e la modernità
Personalmente ho apprezzato molto il modo in cui gli organizzatori sono riusciti a rendere accattivante un argomento ostico ai più. L’idea di inquadrare l’operato di Oppi – questo sconosciuto! – all’interno dei mitici anni Venti – ovvero esattamente 100 anni fa – grazie al contributo di un universo femminile che ha spalancato la porta alla modernità – pensiamo a Coco Chanel, Eleonora Duse, Josephine Baker – offre al visitatore la possibilità di riflettere su aspetti a cui di solito si presta poca attenzione. E alla curatrice l’occasione di invitare a Vicenza personaggi del calibro di Gustave Klimt e Pablo Picasso, entrambi personalmente coinvolti nella carriera artistica di Oppi.
Bella anche la selezione degli oggetti esposti. Con quadri, disegni e incisioni che di tanto in tanto cedono il passo ad abiti strepitosi, foto di donne eroiche – come Amelia Earhart, che per prima sorvola l’Atlantico, pezzi di interior design e di oreficeria che ben rappresentano i gusti del tempo.
E che dire poi dell’allestimento per nulla invasivo nei confronti dello splendido salone che accoglie l’esposizione?
Ritratto di donna – info pratiche
L’esposizione vicentina sarà aperta fino al 13 aprile 2020.
Per maggiori informazioni su orari, biglietti e modalità di prenotazione vedi il sito ufficiale della mostra.
A malincuore ho dovuto rinunciare ad inserire la mostra nella mia programmazione perchè troppo impegnata a studiare nuovi argomenti per i prossimi Viaggi a Tema – se vuoi scoprirli in anteprima, iscriviti alla Newsletter.
C’è comunque la possibilità di noleggiare un’audioguida e di prendere parte a visite guidate per visitatori individuali (le trovi qui) il sabato pomeriggio e la domenica mattina.
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